Essere costruttori di unità

Se la nostra ricerca di unità interiore si muove all’interno del progetto di Dio, non si ferma in sé stessa: c’è sempre qualcosa da donare, da condividere. Ci sono frutti da offrire. Siamo chiamati ad essere costruttori di unità.

Eppure, in un mondo in cui siamo informati in tempo reale riguardo a tutte le tragedie che avvengono nel nostro pianeta, potremmo essere tentati di credere che il nostro impegno sia solo una goccia nell’oceano e non sapere da dove iniziare. Così a volte, anche abbastanza facilmente, possiamo rinunciare a tutti i nostri sforzi per rendere il nostro mondo più fraterno.

Tuttavia è nella quotidianità delle nostre vite e nelle nostre relazioni che siamo chiamati ad essere operatori di pace. Si tratta di offrire attenzione a quelli che incontriamo, ai loro bisogni, alle loro gioie, alle loro difficoltà, di riflettere prima di dire qualcosa di male riguardo a qualcuno, di difendere la reputazione di una persona ingiustamente criticata, di vivere il perdono o un’opera di misericordia (consolare, sostenere, pregare …). Tutto questo è molto facile con coloro che amiamo. È certamente più difficile con quelli che non ci piacciono, che sono diversi da noi. Ma è anche qui che noi siamo attesi … e che Dio può realizzare, attraverso di noi, con noi, qualcosa di inatteso.

Essere operatori di pace, vivere il servizio ai fratelli e alle sorelle, ci unifica di più: con gli altri, con Dio, con noi stessi.

Il buon Samaritano (Lc 10,25-37)

25Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: “Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. 26Gesù gli disse: “Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?”. 27Costui rispose: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso”. 28Gli disse: “Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai”.
29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è mio prossimo?”. 30Gesù riprese: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?”. 37Quello rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ così”.

 

Come risuona questo brano evangelico nella mia vita?
Posso aiutarmi con qualche domanda.

– In quale personaggio/i della parabola mi riconosco e perché?

– Il samaritano della parabola è, a modo suo, costruttore di unità.
Lo sono anch’io nella mia vita di tutti i giorni?
Il mio orientamento omosessuale mi rende più aperto/a, attento/a agli altri o, al contrario, mi rinchiude in me stesso/a?

– Tra le opere di misericordia che Papa Francesco ci ricorda, quali mi parlano di più? Perché?

– …

 

Per la preghiera

O, Signore,
fa’ di me lo strumento della Tua pace;
Là dove c’è l’odio, che io porti l’amore.
Là dove c’è l’offesa, che io porti il perdono.
Là dove c’è la discordia, che io porti l’unione.
Là dove c’è il dubbio, che io porti la fede.
Là dove c’è l’errore, che io porti la verità.
Là dove c’è la disperazione, che io porti la speranza.
Là dove c’è la tristezza, che io porti la gioia.
Là dove ci sono le tenebre, che io porti la luce.

O Maestro,
fa’ che io non cerchi tanto di essere consolato, ma di consolare,
di essere compreso, ma di comprendere,
di essere amato, ma di amare.
Poichè:
è donando che si riceve,
è perdonando che si ottiene il perdono,
ed è morendo che si risuscita alla vita eterna.

Dio onnipotente, mio Signore Gesù,
vieni ad illuminare l’oscurità del mio cuore,
e allontana la disperazione della mia mente.
Donami una fede senza limiti,
una speranza senza incertezza,
un amore senza esclusione.

O mio Dio,
fa’ che ti conosca davvero
e guidami in tutto secondo la tua volontà
che mi conduce sulla Via della Vita.
Amen.

(attribuita a San Francesco di Assisi)

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